Sulla maggior parte dei prodotti presenti in casa e dall’uso quotidiano, sono presenti sigle di cui non conosciamo il significato: tra queste troviamo BPA e BPA-free che spesso compaiono su oggetti che impieghiamo giornalmente e che, nella maggior parte dei casi, vengono ignorate senza che qualcuno si soffermi sulla loro effettiva utilità.
Lo scopo di questo articolo è quello di fornire una delucidazione riguardo queste sigle, in modo che si possa conoscere con esattezza il loro significato.
Cosa significa la sigla BPA?
La sigla BPA indica il bisfenolo A, ossia un particolare composto chimico appartenente al gruppo organico dei fenoli: questo particolare composto, viene spesso associato ad altri eccipienti chimici ed impiegato nella costruzione di plastiche particolarmente resistenti o resine.
La presenza di questa sostanza chimica è riscontrabile prettamente nel policarbonato, ossia una tipologia di plastica di grande qualità, impiegata per la costruzione di contenitori alimentari, recipienti, biberon e bottiglie d’acqua.
Oltre che nell’ambiente alimentare, il BPA è altrettanto riscontrabile negli ambiti più disparati: da quello edile per la costruzione di resine o rivestimenti per superfici, a quello medico per la costruzione di materiali, e la sua presenza è stata riscontrata anche nell’inchiostro per stampanti.
Tuttavia, il contesto di utilizzo che desta maggiori preoccupazioni resta quello alimentare, in quanto le molecole di BPA hanno la capacità di migrare, trasferendosi dal contenitore al cibo da esso contenuto.
Il Bisfenolo A rappresenta un pericolo per la salute?
La presenza di BPA all’interno di cibi e bevande ha richiamato l’attenzione della European Food Safety Authority, che nel 2015 ha iniziato le procedure di verifica e sperimentazione riguardo la pericolosità dell’esposizione a questo particolare composto chimico.
Dopo aver effettuato tutti i test di laboratorio necessari per poter verificare e quantificare la tossicità di questa sostanza, l’EFSA nel 2015 è giunta alla conclusione che l’assunzione di piccole quantità di BPA non rappresenta alcun rischio per la salute umana.
Infatti, gli attuali livelli di esposizione al BPA presente nei recipienti alimentari è di gran lunga inferiore al limite di nocività indicato dai test, che equivale a circa 4 mg per kg di peso corporeo al giorno.
Tuttavia, nonostante gli studi, l’EFSA nel 2018 ha nuovamente riaperto il dibattito scientifico, iniziando un nuovo gruppo di lavoro composto da esperti per valutare nuovamente i possibili effetti sull’uomo del bisfenolo A, con aggiornamento programmato per il 2020.
Cosa significa BPA-free?
La sigla BPA-free è nata proprio a seguito dei numerosi allarmismi riguardo i contenitori alimentari e viene posta su un oggetto per indicare che quel determinato prodotto non contiene alcuna traccia di bisfenolo A al suo interno.
Ad alimentare la preoccupazione generale vi sono anche alcuni studi, ad oggi ancora privi di riconoscimento scientifico, che affermano che l’assunzione di piccoli quantitativi di BPA sarebbe di incentivo alla proliferazione delle cellule tumorali di particolari tipologie di cancro.
Per questo motivo è stata vietata, all’interno dell’Unione Europea, la produzione di biberon per bambini contenenti BPA: per gli altri accessori culinari (estrattori di succo compresi) invece, se si desidera evitare categoricamente l’assunzione di questa sostanza, è sempre bene osservare la presenza della dicitura BPA-free prima dell’acquisto.
La sigla BPA-free assicura la totale assenza di bisfenolo?
Il BPA è una sostanza economica e resistente e per questo conserva una certa predilezione nelle aziende produttrici di plastica: la sigla BPA-free dovrebbe garantire la totale assenza di bisfenolo A, in quanto un riscontro scientifico che si mostrasse differente rispetto a quello dichiarato consisterebbe in un reato di gravissima entità per i creatori del prodotto.
Tuttavia, sono ancora molti coloro che sostengono che la sigla BPA-free non rappresenti una garanzia assoluta: a meno che non si intenda analizzare chimicamente ogni prodotto, è consigliabile affidarsi a brand riconosciuti e ridurre allo stesso tempo l’acquisto di contenitori (e simili) in plastica, non solo per una questione di salute individuale, ma anche per contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.