Fritta è buona anche una ciabatta. Infatti è cristallino che mangiare fritture dia gioia al palato. Patatine fritte, frittura di pesce, pizza fritta, chi di voi pensando a questi piatti non ha già l’acquolina in bocca?
Però è bene che stiate attenti!
Qualche volta concedersi qualche fritturina può andare bene, ma è risaputo che il fritto, consumato eccessivamente, faccia male; d’altronde se per una dieta sana si menzionano sempre altri metodi come la cottura a vapore un motivo ci sarà.
In molti però si chiederanno “il fritto fa male?” oppure “Perchè il fritto fa ingrassare?”. Qui di seguito andiamo ad approfondire la questione, nella speranza di chiarire ogni vostro dubbio.
Punto di fumo e sostanze cancerogene
Il punto di fumo è la temperatura a cui l’olio della frittura inizia a rilasciare sostanze cancerogene e portare danni all’organismo e alla propria salute; più precisamente, è il momento in cui si comincia a creare un fumo che vira verso l’azzurro, che provoca fastidio agli occhi.
In quell’istante giunge la disidratazione del glicerolo e si vengono a formare l’acroleina e l’acrilammide, sostanze tossiche e dannosissime.

Sicuramente starete pensando che un fritto di buona qualità necessiti di un olio che raggiunga alte temperature, altrimenti non si frigge a dovere. Questo è ovviamente vero, ma sarebbe consigliabile non fare superare all’olio che si sta usando i 180 °C per limitarne le conseguenze deleterie.
Per tentare di prendervi cura di voi stessi, sarebbe opportuno adottare anche qualche altro accorgimento.

Ad esempio, prendiamo le patate: per ridurre la formazione di queste sostanze cancerogene sarebbe ideale sciacquarle dopo averle pelate, tagliarle a pezzi e immergerle in acqua fredda per qualche ora prima di procedere alla frittura.
Queste accortezze servono a diminuire la quantità di amido presente nelle patate, uno dei motivi principali della formazione delle sostanze tossiche una volta raggiunto il punto di fumo.
Quale olio preferire per friggere?
Olio di soia. Olio di mais. Olio di girasole. Probabilmente molti di voi quando cucinano usano uno di questi oli per la frittura e i motivi sono presto detti: il loro costo è estremamente conveniente e il risultato del fritto è particolarmente apprezzabile.
Però questi tipi di olio sono una delle maggiori cause del perché la frittura fa male; infatti, gli oli sopracitati abbondano di grassi insaturi e il portarli ad alte temperature durante la fase di frittura li rende gravemente dannosi per la salute.

Il consiglio che possiamo darvi è di usare olio extra vergine d’oliva per cucinare pietanze fritte, in quanto è ricco di sostanze antiossidanti che, portando l’olio ad alte temperature, sono più difficili ad esaurirsi rispetti agli oli vegetali precedentemente citati.
Una soluzione di riserva potrebbe essere anche l’olio di arachidi, che possiede una buona stabilità a temperature elevate.
Occhio alle calorie
Se ancora non vi abbiamo convinto che il fritto faccia male, pensate anche all’apporto calorico che il cibo fritto porta in dote al nostro organismo.
L’abbondante assorbimento dell’olio nel quale vengono immersi gli alimenti per essere fritti porta difatti ad un aumento del contenuto calorico dei cibi stessi, ma rende anche più lento e faticoso l’andamento della vostra digestione.
In aggiunta è stato evidenziato da alcuni studi che coloro che mangiano in maniera assidua e frequente prodotti cotti mediante frittura siano maggiormente a rischio di infarto miocardico acuto rispetto agli altri.
Consigli per una frittura “più salutare”
Nel caso in cui però non riusciate ugualmente a rinunciare al fritto, vi suggeriamo di contenere i vostri peccati di gola ad un massimo di una volta a settimana, e di prestare attenzione a dei piccoli accorgimenti che migliorano senza alcun dubbio l’aspetto “salutare” della vostra frittura, ovvero:
- Non fate superare i 180°C all’olio utilizzato per friggere;
- Non riutilizzate lo stesso olio per una seconda frittura, ma se lo fate filtratelo (e mai andare oltre la seconda frittura);
- Friggete il vostro cibo un poco per volta, non tutto insieme, in quanto porta ad un prolungamento del tempo di cottura, rendendo così il cibo più dannoso. Un tempo di cottura minore infatti comporta una resa migliore della frittura e non si rischia di bruciare gli alimenti, che farebbe crescere la loro nocività;
- Importante fare attenzione al tipo di tegame da utilizzare. Usate padelle in ferro o acciaio, oppure potreste prendere in considerazione l’acquisto di una friggitrice domestica;

- Se volete insaporire i vostri piatti con sale o altre spezie, fatelo a cottura terminata, non prima della frittura. Le sostanze aromatiche velocizzano la decomposizione dei grassi, processo da ridurre per ottenere una frittura non particolarmente deleteria;
- Se state per cucinare alimenti impanati, cercate di far aderire bene l’impanatura al cibo. La dispersione della panatura danneggia l’olio con il quale state friggendo.
Come riconoscere un olio alterato
Come abbiamo visto il fritto fa male anche a causa di alterazioni dell’olio durante la cottura; esistono però dei cambiamenti abbastanza riconoscibili all’occhio che possono mettervi in allarme e farvi capire che la frittura che state facendo non sia “salutare”.
Fra queste possiamo citare sicuramente l’alterazione intensa del colore dell’olio: se notate che sta diventando particolarmente scuro, è segno che quel piatto sicuramente non sarà il massimo; prestate attenzione anche alla tendenza dell’olio di produrre schiuma, all’abbassamento del suo punto di fumo e all’aumento della sua viscosità.